Nonostante la causa civile ancora pendente fra il Conte Giovanni Festari ed il Comune di Arezzo, circa la proprietà e la restituzione del Bene, il Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali, con atto dell’ 8 marzo 1994 a firma Ministro Ronchey su proposta della Soprintendente Paola Benigni, dichiara l’Archivio Vasari, vincolato alla Casa Museo Vasari di Arezzo con Vincolo Pertinenziale Jure Publico.
Il vincolo pertinenziale jure publico emesso con atto dell’ 8 marzo 1994, non costituisce affatto un dispositivo atto a garantire la tutela e la conservazione del Bene Archivio Vasari, in quanto, proprio durante il periodo di custodia presso Casa Vasari, il compendio documentale sarà oggetto di atti di incuria e deterioramento; addirittura vari manoscritti ed autoritratti di Giorgio Vasari saranno «smarriti» o forse trafugati e venduti.
La sentenza della Corte di Appello del marzo 2000, condannerà infatti l’appellato Comune di Arezzo alla restituzione dell’Archivio Vasari in favore del Festari, per l’incuria ed il deterioramento nei quali il Bene fu trovato, nonché al risarcimento del danno economico, in separata, sede per i vari documenti mancanti rispetto all’inventario originario.
“Obbiettivo: Deprezzare il Valore dell’Archivio“
Il vero motivo per il quale fu posto il Vincolo Pertinenziale ad opera della Soprintendente Paola Benigni, fu quello di creare un immediato danno economico alla famiglia proprietaria, che a quel tempo stava negoziando con lo Stato italiano la cessione delle Carte Vasari e, contemporaneamente, di svilirne il reale valore intrinseco, come più volte poi affermato da periti compiacenti nel corso di tre procedure esecutive, nelle quali si sosteneva che il valore d’asta del Bene dovesse essere pressoché nullo, proprio perché affetto dal vincolo pertinenziale jure publico e dalla prigionia vincolata a Casa Museo Vasari.
In altri termini quindi, creare un danno alla Famiglia Proprietaria, metterla in difficoltà da un punto di vista finanziario, per poi al momento opportuno, sottrarle il Bene con pochi spiccioli, durante il corso di procedure esecutive studiate e pianificate nei minimi dettagli e particolari.
Dal 2005 fino al 2017 l’Archivio Vasari sarà aggredito per ben tre volte con questa subdola strategia e periziato ad un valore irrisorio, in quanto, la spada di Damocle rappresentata dal vincolo pertinenziale apposto dalla Soprintendente Paola Benigni, come la stessa ha più volte asserito, ne svalutava di fatto irrimediabilmente il valore intrinseco.
Sarebbe come, in altri termini sostenere, che il Colosseo, la Torre di Pisa oppure la Galleria degli Uffizi a Firenze, non hanno alcun valore economico in quanto, dalla loro ubicazione fisica, non possono essere spostate o trasferite in altre località.
La perizia di Antonio Pettini, presentata dalla Soprintendenza Archivistica e dall’Avvocatura di Stato nel corso dell’ultima procedura esecutiva 2014 – 2018, redatta come sempre al fine di motivare e fissare un valore d’asta delle Carte Vasari esplicitamente di parte ed in conflitto di interessi, esprime questo illogico assunto in modo straordinario: “Questi vincoli che riconoscono l’importanza storica di queste carte, quali elementi costitutivi del patrimonio culturale nazionale, essenzialmente determinano una svalutazione di fatto del loro valore commerciale“.
Traducendo in parole povere, Antonio Pettini sostiene e scrive nella sua perizia, che le Carte Vasari, in quanto riconosciute e certificate dallo Stato italiano come carte originali e di notevole interesse storico e culturale, di fatto non valgono nulla proprio perché riconosciute tali ! Una vera e propria assurdità ! Una perizia effettuata in un contesto di totale falsità, disonestà e sfacciataggine, presentata nel corso della Procedura Esecutiva direttamente al Giudice dell’Esecuzione dottoressa Ilaria Benincasa, la stessa che nel 2015 aveva autorizzato l’esposizione di un terzo delle Carte Vasari nel corso di una mostra pubblica, a fronte di stipula Polizza Assicurativa per un importo non inferiore ad euro 90 milioni.
Il Decreto del 1994 infine, vincola solamente 31 Filze dell’Archivio Vasari a Casa Vasari di Arezzo; le altre 3 Filze sottratte nel Furto del 1980 non sono prese in considerazione dal provvedimento di tutela, come se di fatto non fossero mai state globalmente dichiarate di Notevole Interesse Storico nel 1917 e non facessero parte dell’Archivio Vasari.