Firenze, 6 marzo 2019 – Illustrissimo Presidente della Repubblica Italiana dottor Sergio Mattarella
io sottoscritto Tommaso Festari, per mezzo della presente sono personalmente ad informarLa, chiedendo il Suo personale interessamento ed aiuto, circa le numerose, gravi e costanti vicissitudini, che in qualità di proprietario dell’Archivio Vasari, assieme ai miei fratelli Francesco, Leonardo ed Antonio, dall’ottobre del 2009 fino ad oggi, ho dovuto subire, sopportare e contrastare con tutte le mie forze.
CENNI INTRODUTTIVI AL CARTEGGIO DI GIORGIO VASARI
L’Archivio di Giorgio Vasari, così come originariamente pervenuto alla mia famiglia, è composto da 34 unità (Filze), contenenti lettere, appunti e fascicoli, numerate e catalogate dai Conti Rasponi Spinelli, per un totale di oltre 10.000 manoscritti originali.
Al suo interno troviamo documenti come il carteggio tra Giorgio Vasari e i personaggi illustri del XVI secolo, gli appunti di lavoro e i ricordi personali di Giorgio Vasari, in particolare le sue “Ricordanze”, il suo “Zibaldone” e la corrispondenza confidenziale intrattenuta con “l’amico caro” Michelangelo Buonarroti, del quale sono conservate 17 lettere autografe. Infine, le carte, le lettere, i contratti e i libri relativi all’amministrazione delle proprietà vasariane, con documenti compresi tra il 1461 e il 1686, pertinenti sia a Giorgio Vasari che ad altri membri della famiglia.
Tutta la raccolta integrale fu originariamente acquisita dal mio avo, il Senatore Bonsignore Spinelli, esecutore testamentario dell’ultimo discendente della famiglia Vasari, il Cavalier Francesco Maria, deceduto nel 1687 e, per più di 300 anni, fu custodita amorevolmente dalla mia famiglia all’interno del vasto Archivio Rasponi Spinelli, una raccolta di oltre 150.000 documenti storici.
Mio padre, Giovanni Festari, in data 4 ottobre 1985 diventerà unico erede universale di tutto il patrimonio dei Conti Rasponi Spinelli e successivamente, in data 17 ottobre 2009, la stessa sorte toccherà al sottoscritto assieme ai miei fratelli.
UN COMPENDIO DOCUMENTALE DI NOTEVOLE INTERESSE STORICO
In data 23 ottobre 1917, tutte le 34 Filze componenti l’insieme organico delle “Carte Vasari” furono dichiarate dal Ministero della Pubblica Istruzione, con apposito Decreto di Notifica (link al documento), “un compendio documentale di notevole interesse storico nazionale”; notifica poi successivamente rinnovata dal Ministero dei Beni Culturali, nel 1996, in virtù dell’attuale disciplina di cui al titolo IV Capo II del D.P.R. 30 settembre 1963 n. 1409.
Proprio a seguito della dichiarazione di notevole interesse storico del 1917 infatti, tutte le 34 Filze dell’Archivio Vasari, sono da considerarsi per legge da quella data, un “unicuum documentario inscindibile”, ne è tassativamente vietata sotto qualsiasi forma l’alienazione parziale e l’articolo n. 20 comma 2 del Decreto Legislativo Codice dei Beni Culturali e Del Paesaggio, lo cita espressamente: “Gli archivi pubblici e gli archivi privati per i quali sia intervenuta la dichiarazione ai sensi dell’articolo 13 non possono essere smembrati”.
Inoltre, sulla base dell’articolo n. 65 comma 1 del Decreto Legislativo Codice dei Beni Culturali e Del Paesaggio, tali beni non possono essere trasferiti all’estero in via definitiva “E’ vietata l’uscita definitiva dal territorio della Repubblica dei beni culturali mobili indicati nell’articolo 10, commi 1, 2 e 3”.
Nel 1921, il Conte Luciano Rasponi Spinelli, al fine di agevolare lo studio e la diffusione a favore di tutta la collettività delle Carte Vasari, consegnò con atto spontaneo e di grande generosità, 31 Filze dell’Archivio Vasari in Deposito Perpetuo presso il Comune di Arezzo, stipulando col Comune di Arezzo stesso un apposito Contratto di Deposito, nel quale erano riportate le finalità del deposito e le numerose clausole essenziali che il Comune di Arezzo avrebbe dovuto adottare e rispettare, pena la risoluzione del contratto e la restituzione dell’Archivio Vasari ai legittimi proprietari ovvero eredi: “Qualora le carte componenti l’Archivio venissero a deteriorarsi per incuria di chi le ha in custodia, il Nobil Uomo Conte Luciano Rasponi Spinelli e suoi eredi avranno diritto di ritirare il deposito“.
A lui “fu conferita la cittadinanza onoraria dal Comune di Arezzo in virtù della delibera di Consiglio Comunale del 17 novembre 1921, su proposta della Giunta Municipale”.
Le altre 3 Filze dell’Archivio Vasari (in totale 34 Filze Notificate nel 1917) rimasero custodite nel vasto Archivio Rasponi Spinelli, composto da oltre 150.000 documenti, presso la nostra Villa di Murlo a San Casciano Val di Pesa in provincia di Firenze.
DESTINI DIVERSI PER LE FILZE DELL’ARCHIVIO VASARI
Illustrissimo Presidente dottor Sergio Mattarella, la vicenda “Archivio Vasari”, della quale anche solo di riflesso avrà sicuramente avuto notizia, dal 1980 in poi, inizierà a caratterizzarsi per tutta una serie di molteplici eventi in successione, all’origine dei quali stanno però due fatti ben precisi:
- Un furto, avvenuto nel 1980 presso la nostra Villa di Murlo a San Casciano Val di Pesa, durante il quale furono illecitamente sottratti gli Archivi storici Rasponi Spinelli ed anche le 3 Filze dell’Archivio Vasari ivi conservate; refurtiva poi acquistata in blocco, nel 1988, dall’Università Americana di Yale ed ancora oggi dalla stessa illegalmente detenuta.
- Una causa legale, mossa da mio padre nel 1990 contro il Comune di Arezzo, inerente invece le 31 Filze dell’Archivio Vasari, già depositate dal Conte Luciano Rasponi Spinelli nel 1921 presso Casa Museo Vasari in Arezzo, al fine di agevolarne lo studio e la valorizzazione.
RITROVAMENTO DEL CONTRATTO DI DEPOSITO ED INIZIO DELLE CAUSE LEGALI
Mio padre, il Conte Giovanni Festari Rasponi Spinelli, in data 4 ottobre 1985, giorno di apertura della successione della Contessa Flora Romano Rasponi Spinelli, diventerà, come ho già avuto modo di anticipare, unico erede universale di tutto il patrimonio dei Conti Rasponi Spinelli.
Solo nel 1989, in una villa ereditata a Firenze, nel mentre si svolgevano i lavori di sgombero necessari per un trasloco, casualmente, nello smontare un mobile del 700, mio padre ritroverà nascosti all’interno del sottofondo del mobile vari oggetti e documenti, tra cui l’Inventario di tutto l’Archivio Rasponi Spinelli (quello sottratto nel 1980) e, in una “scatola del tempo”, conservato all’intero di un cilindro in ottone, il Contratto originale di Deposito (link al documento) redatto dal Conte Luciano Rasponi Spinelli nel 1921, relativo alle 31 Filze dell’Archivio Vasari depositate presso Casa Museo Vasari in Arezzo.
A quel tempo mio padre non era ancora a conoscenza di essere proprietario dell’Archivio Vasari; era risaputo infatti, ed addirittura riportato nell’Enciclopedia Treccani, che le 31 Filze dell’Archivio Vasari, conservate presso Casa Museo Vasari in Arezzo, fossero state donate dal Conte Luciano Rasponi Spinelli al Comune d’Arezzo e non altresì depositate, come invece il Contratto poi chiarirà.
Proprio a seguito del ritrovamento del Contratto originale di Deposito, mio padre si recherà ad Arezzo per visionare il famoso Archivio, constatando di persona, che non solo il Comune di Arezzo non aveva provveduto in alcun modo ad adempiere ai propri impegni assunti circa la diffusione e valorizzazione del prezioso Carteggio, ma che addirittura i documenti erano conservati in totale stato di incuria e trascuratezza.
Per tutti questi motivi, nel 1990 ebbe inizio il primo contenzioso fra la mia famiglia e il Comune di Arezzo, al quale poi si aggiungerà in seguito anche la Soprintendenza Archivistica per la Toscana; contenzioso incentrato sul riconoscimento della proprietà dell’Archivio Vasari e sulla restituzione dell’Archivio a favore della mia famiglia
Tale contenzioso verrà definitivamente chiuso con la Sentenza n. 691 (link al documento) emessa dalla Corte di Appello di Firenze in data 12 aprile del 2000.
Il dispositivo della Sentenza della Corte d’Appello di Firenze riconoscerà pienamente a mio padre la proprietà dell’Archivio Vasari, condannerà il Comune di Arezzo alla restituzione dell’Archivio Vasari ed al risarcimento del danno, in separata sede, per aver “smarrito” un elevato numero di importanti documenti.
LE 3 FILZE DELL’ARCHIVIO VASARI E IL SIMPOSIO DELL’UNIVERSITA’ DI YALE
Nell’anno 1994, mentre in Italia si stava già svolgendo la causa civile contro il Comune di Arezzo inerente le 31 Filze dell’Archivio Vasari, mio padre verrà anche a conoscenza del riciclaggio delle altre 3 Filze dell’Archivio Vasari e degli Archivi Rasponi Spinelli, proprio quelli sottratti dalla Villa di Murlo a San Casciano Val di Pesa a seguito del furto avvenuto nel 1980; tali documenti venivano pubblicamente esposti nelle giornate del 15-17 aprile 1994 durante un Simposio a carattere internazionale organizzato dalla Beinecke Rare Book and Manuscript Library (link al documento) presso l’Università di Yale, la stessa che nel 1988 li aveva acquistati.
Al Simposio parteciperanno venti relatori in ambito internazionale, compresi membri appartenenti ad Istituzioni Pubbliche Italiane.
Nonostante fosse ampiamente risaputo che tali documenti notificati ed esposti nel corso del Simposio provenissero da un furto acclarato, all’iniziativa aderiranno in qualità di relatori, anche funzionari del Ministero per i Beni Culturali: Cristina Acidini Luchinat (Soprintendenza di Firenze), Alessandro Cecchi (Galleria degli Uffizi di Firenze) e Anna Maria Testaverde (Istituto degli Studi sul Rinascimento di Firenze).
DENUNCE DI NOSTRO PADRE CONTRO L’UNIVERSITA’ DI YALE ED OMISSIONE DELLE PROCEDURE PER IL RECUPERO
Più volte, dal 1990 in poi, saranno depositate invano da mio padre denunce presso il Comando dei Carabinieri (link al documento) e presso le autorità preposte alla Tutela e Conservazione del Patrimonio Artistico Nazionale; denunce indirizzate contro l’Università di Yale, al fine di agevolare ed ottenere il recupero di tale refurtiva.
La Soprintendenza Archivistica per la Toscana, struttura preposta per legge alla Tutela e Conservazione del Patrimonio Storico, Artistico e Culturale Italiano, nonostante fosse a già conoscenza dall’anno 1991 del palese e pubblico reato di ricettazione commesso dall’Università di Yale, nonostante che i beni oggetto di tale reato fossero beni notificati, nonostante infine l’esistenza delle molteplici denunce depositate a tal riguardo sia da nostro padre che ancor prima da nostra zia immediatamente a seguito del furto, non intraprenderà mai le procedure previste a norma di legge per il recupero di tale refurtiva (almeno per le 3 Filze notificate dell’Archivio Vasari).
La tesi ufficiale che sarà costantemente adottata e sottoscritta da tutti i funzionari della Soprintendenza Archivistica per la Toscana ed anche dai Carabinieri di Tutela Patrimonio Culturale Nucleo di Firenze, dal 1994 fino ad oggi, sarà che non è stato loro possibile avviare le procedure di recupero contro l’Università di Yale in quanto: “tutti i tentativi fatti per riportare le 3 unità documentarie Vasari, oggi negli USA, in Italia, si sono scontrati con l’assenza, accertata dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio – Nucleo di Firenze, di qualsiasi denuncia di furto concernente l’Archivio Spinelli (link al documento)”, cosa non vera e documentabile.
DECRETO DI VINCOLO PERTINENZIALE SU 31 FILZE DELL’ARCHIVIO VASARI
E’ importante evidenziare immediatamente anche un altro fatto, estremamente importante, accaduto circa un mese prima che si tenesse in America il famoso Simposio dell’Università di Yale.
Proprio in concomitanza con la causa civile ancora pendente fra mio padre ed il Comune di Arezzo circa la proprietà e la restituzione delle 31 Filze, l’allora Soprintendente Archivistica per la Toscana, dottoressa Paola Benigni, con atto datato 8 marzo 1994, fece apporre sul bene oggetto del contenzioso, un Vincolo Pertinenziale jure publico (link al documento), che vincolava le preziose Carte a Casa Museo Vasari in Arezzo.
E’ fin troppo evidente che il vincolo pertinenziale jure publico, non costituirà affatto un dispositivo atto a garantire la tutela e la conservazione delle 31 Filze dell’Archivio Vasari, così come invece asserito dalla Soprintendente, in quanto, proprio durante il periodo di custodia presso Casa Museo Vasari in Arezzo, il compendio documentale sarà oggetto di atti di incuria e di deterioramento; vari manoscritti ed autoritratti di Giorgio Vasari saranno addirittura “smarriti” e la sentenza della Corte di Appello di Firenze lo sancirà inequivocabilmente. Ancora nell’anno 2008, la situazione di “cattiva conservazione” delle Carte Vasari rimaneva pressoché immutata, come documenta e conferma la comunicazione interna del Soprintendente dottor Antonio Dentoni Litta (link al documento).
Il vero significato e scopo del Vincolo Pertinenziale jure publico, sarà invece squisitamente quello di contrastare e screditare le iniziative avviate da mio padre (causa contro il Comune di Arezzo e poi successivamente denuncia contro l’Università di Yale), dalle quali, già emergevano le gravi responsabilità a carico della Soprintendenza Archivistica per la Toscana circa la negligenza nella conservazione dei documenti depositati presso Casa Museo Vasari in Arezzo, nonché l’inspiegabile omissione nel recupero della refurtiva riciclata in America a seguito del furto (in particolare delle 3 Filze dell’Archivio Vasari notificate nel 1917).
Nel testo del Decreto di Vincolo pertinenziale per l’appunto, la dottoressa Paola Benigni menzionerà anche le altre 3 Filze dell’Archivio Vasari, che di lì a breve sarebbero state pubblicamente esposte nel Simposio dell’aprile 1994, inserendo in tale Decreto una frase sibillina “per aver seguito il destino, peraltro non molto chiaro”, una velata allusione all’acquisto di tali documenti da parte dell’Università di Yale, come se la responsabilità di tale compravendita fosse stata da attribuirsi a mio padre, in pieno stile diffamatorio.
Il Vincolo Pertinenziale sarà inoltre apposto per creare alla mia famiglia un immediato danno economico in quanto, proprio a quel tempo (dal 1991 al 1994), era in essere un negoziato fra mio padre, lo Stato italiano ed il Ministero dei Beni Culturali per la cessione delle Carte Vasari; l’apposizione di tale Vincolo Pertinenziale “farà venir meno l’interesse dello Stato Italiano ad acquisire l’Archivio”.
Infine, come avrò modo più avanti di dettagliare nello specifico, il Vincolo Pertinenziale jure publico gravante sulle 31 Filze dell’Archivio Vasari, avrà costantemente risalto durante nuove, molteplici ed accanite diatribe fra la mia famiglia e la Soprintendenza Archivistica per la Toscana, con particolare riferimento al valore economico del bene.
IL RINNOVO DELLA NOTIFICA PER NOTEVOLE INTERESSE STORICO AVVENUTO NEL 1996
In data 19 gennaio 1996 il Ministero per i Beni Culturali presieduto da Antonio Paolucci e la Soprintendenza Archivistica per la Toscana presieduta dalla dottoressa Paola Benigni, rinnoveranno a mio padre Giovanni Festari, Notifica di notevole interesse storico; questa volta la Notifica riguarderà tutte le 34 Filze dell’Archivio Vasari (link al documento), “nella sua interezza composta da 34 unità”, “di proprietà del dott. Giovanni Festari”, comprese quindi, anche le 3 Filze acquistate nel 1988 e detenute illecitamente dall’Università di Yale.
Anche nel testo della Notifica del 1996 comparirà nuovamente l’allusione diffamatoria nei confronti di mio padre “considerate le vicende del tutto particolari che hanno contraddistinto la trasmissione di questo nucleo documentario” con riferimento alle 3 unità conservate presso l’Università di Yale ma non solo, la Soprintendente Paola Benigni giungerà con tale atto, a nominare in veste ufficiale l’Università di Yale, quale custode per la Conservazione e Detenzione pro tempore delle 3 Filze dell’Archivio Vasari.
Il Decreto del 1996 sarà infine notificato a Giovanni Festari (in qualità di proprietario di tutte le 34 Filze), al Sindaco del Comune di Arezzo e alla Soprintendenza ai Beni Ambientali Architettonici (per la custodia delle 31 Filze dell’Archivio Vasari), ma non all’Università di Yale, come avrebbe invece dovuto fare in virtù dell’incarico di custodia attribuitole, sempre con riferimento alle 3 Filze dalla stessa illecitamente acquistate, detenute e custodite.
LA STRATEGIA DEI PIGNORAMENTI: PROCEDURE ESECUTIVE 2005 – 2010 – 2014
In seguito alla Sentenza della Corte d’Appello di Firenze del 2000, i nostri rapporti con la Soprintendenza Archivistica per la Toscana si inaspriranno ulteriormente.
La Soprintendenza cercherà infatti di strappare la proprietà dell’Archivio Vasari alla nostra famiglia tramite Procedure Esecutive, nel corso delle quali, le 31 Filze dell’Archivio Vasari custodite ad Arezzo, verranno per ben tre volte aggredite e sottoposte a pignoramento:
- Il pignoramento del 2005 avvenne “casualmente” il giorno prima della restituzione dell’Archivio Vasari a Giovanni Festari, come da dispositivo della sentenza di secondo grado della Corte di Appello di Firenze del 2000, che obbligava il Comune di Arezzo alla restituzione nonché al risarcimento del danno per i documenti mancanti.
- Il pignoramento del 2010 avvenne da parte di Equitalia direttamente nei confronti di mio padre, scomparso però alcuni mesi prima. Pur avendo trovato un accordo riguardante il pagamento di quanto dovuto con l’ufficio di Equitalia di Pisa, l’ufficio di Equitalia di Firenze, senza notificarci atto alcuno indisse un’asta sull’Archivio Vasari. Quattro giorni prima che si tenesse tale asta giudiziaria, venimmo casualmente a conoscenza della procedura esecutiva tramite un notiziario in televisione. In brevissimo tempo fummo costretti a muoverci per rendere nulla tale disposizione, riuscendo infine ad ottenere, da parte del Tribunale di Arezzo, ordinanza di sospensione. Tale ordinanza fu portata in extremis, brevi mano durante lo svolgimento dell’asta e, la prima persona a visionare il documento fu la soprintendente Diana Marta Toccafondi che, in presenza mia e dei miei fratelli, disse al banditore queste testuali parole “LEI VADA AVANTI COMUNQUE”. Fu lo stesso banditore, una volta visionato il documento, a decidere di sospendere immediatamente la procedura, recitando a sua volta le testuali parole “CON QUESTO DOCUMENTO IO NON MI PRENDO LA RESPONSABILITA’ DI ANDARE AVANTI”. Anche questo specifico procedimento fu architettato, ancora una volta, dalla Soprintendenza Archivistica per la Toscana per entrare in possesso dell’Archivio Vasari tramite vie giudiziarie ed inoltre, anche con l’obbiettivo di ostacolare la compravendita, già in essere dall’anno 2009, fra mio padre e la Società russa Ross Engineering di Mosca.
- Il pignoramento del 2014 sarà infine l’ennesimo ed estremo tentativo di sottrarre il bene tramite azioni giudiziarie e sabotare sul nascere, il nuovo progetto di diffusione e valorizzazione delle Carte Vasari da me intrapreso privatamente assieme ai miei fratelli, a seguito purtroppo della scomparsa di mio padre. Tale pignoramento, per il quale stiamo ancora attendendo sentenza nel merito dal Tribunale di Arezzo, verrà definitivamente bloccato dalla mia famiglia in data 4 luglio 2017, a seguito del pagamento delle cifre richieste, al fine di riprendere il possesso del bene, ripartire con il progetto di valorizzazione, ed infine, evitare che lo stesso finisse venduto per la terza volta all’asta. Nonostante ciò, l’atavico tentativo della Soprintendenza di sottrarci il famoso compendio documentale, due giorni dopo tale pagamento, sfocerà nell’avvio di un Procedimento di Esproprio per Pubblica Utilità (datato 6 luglio 2017), del quale parlerò dettagliatamente più avanti.
Tutte le Procedure Esecutive di cui sopra, avverranno costantemente in ottica di REATO PENALE DI SMEMBRAMENTO DELL’ARCHIVIO VASARI, in quanto, proprio in base alla normativa speciale del Codice Dei Beni Culturali ed in conseguenza della Notifica del 1917, L’Archivio Vasari è da considerarsi un «UNICUUM DOCUMENTALE INSCINDIBILE» E NE E’ VIETATA LA VENDITA E LA CESSIONE PARZIALE O DI SINGOLI DOCUMENTI.
Tutte le procedure esecutive saranno infatti costantemente avviate e formalmente autorizzate dalla Soprintendenza Archivistica per la Toscana, nei confronti di solamente 31 Filze dell’Archivio Vasari (mai estendendo le procedure sulle 3 Filze detenute illegalmente dall’Università di Yale), nonostante l’articolo n. 20 del Codice Dei Beni Culturali lo VIETI ESPRESSAMENTE.
IL PROGETTO DI DIFFUSIONE E VALORIZZAZIONE DELLA CARTE VASARI
Al fine di sviluppare un vero e proprio progetto lavorativo inerente il Patrimonio ereditato da nostro padre, io e i miei fratelli nel 2011, decidemmo di intraprendere seriamente un nuovo percorso di sviluppo e di diffusione delle Carte Vasari, affidandoci e coinvolgendo direttamente l’Associazione Culturale Metamorfosi di Roma, presieduta dal dottor Pietro Folena, attiva e specializzata nell’organizzazione di prestigiose mostre nazionali ed internazionali, inerenti Michelangelo, Leonardo da Vinci e, più in generale, l’Arte Rinascimentale.
Da questa nascente collaborazione scaturì nel giro di pochi mesi una prima mostra inerente alcuni documenti dell’Archivio Vasari; mostra organizzata presso il locali di Casa Museo Vasari in Arezzo.
Successivamente però, nonostante le importanti e prestigiose aspettative, i numerosi eventi già programmati da realizzarsi in ambito nazionale ed internazionale, il lavoro con l’Associazione Culturale Metamorfosi subì una inaspettata interruzione; a distanza di oltre due anni dal conferimento del nostro incarico iniziale, non era più stata concretamente prodotta, nonostante i nostri solleciti, alcun tipo di iniziativa con le Carte dell’Archivio Vasari, pertanto, al termine di tale periodo di inutile attesa e perdita di tempo prezioso, il mandato ad Associazione Metamorfosi decadde.
Con l’anno 2014 prenderà invece concretamente corpo un nuovo progetto, già in essere dal 2012 ma rimasto in incubazione fino a quel momento: costituire una società commerciale di proprietà della mia famiglia, adibita allo sviluppo e alla diffusione dell’Archivio Vasari.
Progetto estremamente innovativo ed ambizioso, sviluppato inizialmente grazie anche all’Advisor esclusivo di Ifigest S.p.A., Banca privata d’affari e di investimento con sede a Firenze, che si consoliderà e perfezionerà in data 3 marzo 2015 con la nascita di A.V.M. S.r.l. (Archivio Vasari Management), società di nostra proprietà, titolare in esclusiva di tutti i diritti di utilizzo dell’Archivio Vasari.
In data 11 giugno 2015 si terrà il primo “Battesimo” pubblico della costituenda società A.V.M. S.r.l., nel corso dell’evento a carattere giuridico: “La Proprietà e la circolazione dei Beni Culturali”, organizzato a Roma presso i locali di Civita Cultura in Palazzo Venezia, in collaborazione con gli studi legali MM&A, Lambertini & Associati e Banca Ifigest S.p.a.
Parteciperanno a tale evento, in qualità di addetti ai lavori e relatori i seguenti signori: Lorenzo Casini (Consigliere giuridico MiBACT di On. Dario Franceschini), Sandro Amorosino (Consulente MiBACT), Francesco M. De Sanctis (già Presidente Consiglio MiBACT) e Giuliano Urbani (già Ministro per i Beni e le Attività Culturali).
Successivamente, in data 09 ottobre 2015, Banca Ifigest S.p.a. sarà invitata a partecipare alla Prima Giornata del Triveneto, evento organizzato dall’Associazione dei Commercialisti del Triveneto, dal titolo e tema “Il Capitale della Cultura, Valore che genera Valore”, al fine di esprimere il proprio contributo e ruolo, con riferimento all’attività di Advisory inerente il Progetto Archivio Vasari Management.
Infine, in data 12 maggio 2016 sarà finalmente inaugurata a Firenze, presso i locali di Palazzo Medici Riccardi, la prima esposizione nella storia delle Carte Vasari e della segreta corrispondenza fra Giorgio Vasari e Michelangelo Buonarroti; la mostra sarà totalmente organizzata e finanziata da me e i miei fratelli, col patrocinio del Comune di Firenze, Città Metropolitana di Firenze, Consiglio Regionale della Toscana e Comune di Arezzo.
E’ comunque doveroso riportare che, tutto il progetto di valorizzazione delle Carte Vasari da noi intrapreso dal 2011, sarà costantemente ed aspramente contrastato dalla Soprintendenza Archivistica per la Toscana e dalla Soprintendente dottoressa Diana Marta Toccafondi, in ottica di vietare e sabotare fino all’ultimo istante l’inaugurazione della prima Mostra di Firenze, nonché tutte le ulteriori iniziative espositive già successivamente programmate.
Illustrissimo Presidente della Repubblica Italiana dottor Sergio Mattarella, dal momento in cui siamo divenuti proprietari dell’Archivio Vasari, la nostra volontà è sempre stata unicamente animata al fine di sviluppare con le Carte Vasari un progetto di lavoro innovativo, ambizioso, incentrato sulle nuove metodologie di diffusione, fruizione ed apprendimento, favorito dalle nuove frontiere della multimedialità, della realtà virtuale, immersiva e dell’interazione.
Condividere il “Genio”, la storia, le opere dei grandi ed illustri personaggi del nostro Rinascimento, che proprio nell’Archivio Vasari hanno di pugno lascato la loro diretta testimonianza, con tutta l’umanità ed in particolare, con le nuove generazioni, adottando un linguaggio ed una metodologia di comunicazione, coinvolgente, stimolante, ad esse consono e familiare.
Su questo progetto abbiamo investito veramente tutte le nostre risorse, in termini di tempo, di energie e di danaro affinché tutto ciò si realizzasse, nonostante i mille ostacoli che costantemente venivano frapposti.
Sempre nel 2016, in concomitanza con la mostra di Firenze, avevamo autorizzato il restauro dell’Archivio Vasari e la digitalizzazione di tutti i documenti presenti nell’Archivio, in più copie, ufficialmente consegnate nel corso di un cerimoniale, sia all’Archivio di Stato di Arezzo che alla Soprintendenza Archivistica per la Toscana, al fine di agevolare lo studio di tutti i contenuti, in coerenza con quanto già fatto dal nostro avo nel 1921, il Conte Luciano Rasponi Spinelli.
Per non parlare di tutte le iniziative già programmate per l’anno 2017, come l’esposizione dei documenti inerenti la Corrispondenza avvenuta fra Michelangelo Buonarroti e Giorgio Vasari, a titolo totalmente gratuito nel corso del G8 della Cultura, tenutosi nel marzo del 2017 in Palazzo Vecchio a Firenze, la Mostra in collaborazione con la Santa Sede Apostolica presso Palazzo della Cancelleria a Roma nel luglio del 2017, ed infine, la Mostra organizzata in collaborazione col Comune di Arezzo nell’ottobre dello stesso anno, già annunciata dal Sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli e pubblicizzata dalle testate giornalistiche; mostra bloccata da una nuova e palese ingerenza della Soprintendente Diana Marta Toccafondi che, pochi giorni prima dell’inaugurazione, in piena violazione della normativa prevista dal Codice dei Beni Culturali, vietò il trasferimento dei documenti originali.
In occasione del G8 della Cultura inoltre, la mostra che avevamo concordato a titolo gratuito con il Sindaco di Firenze dottor Dario Nardella e l’associazione MU.SE del Comune di Firenze, fu prontamente vietata da un’interferenza del Ministero dei Beni Culturali, per timore che nel corso di tale iniziativa potessimo pubblicamente sollevare la questione del recupero delle 3 Filze dell’Archivio Vasari ancora detenute illegalmente dall’Università di Yale; detenzione illecita, voglio ancora ricordare, resa possibile grazie al diretto concorso e favoreggiamento delle strutture per legge preposte invece alla Tutela del Patrimonio Artistico Italiano.
IL FASCICOLO DELLE INDAGINI CONDOTTE DAI CARABINIERI DEL NUCLEO DI FIRENZE NEL 1994 e 1995
Per l’appunto, nel marzo del 2017, tutta la fumosa anomalia legata al riciclaggio delle 3 Filze dell’Archivio Vasari e degli Archivi Rasponi Spinelli, inizierà finalmente a delinearsi con estrema chiarezza.
Grazie all’iniziativa da noi promossa e concretamente attuata dal nostro legale storico di famiglia, Avvocato Guido Cosulich, la Procura della Repubblica di Firenze rilascerà il fascicolo relativo alle indagini condotte negli anni 1994 e 1995 (link al documento), proprio dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale Nucleo di Firenze, avviate in seguito alla denuncia depositata da nostro padre.
Dal fascicolo delle indagini emergerà la cruda verità, con tutti i dettagli circa le investigazioni effettuate a quel tempo dal Nucleo dei Carabinieri, nonché i verbali degli interrogatori ai quali furono sottoposti vari funzionari della Soprintendenza e del Ministero, coloro che poi, per oltre venti anni, dichiareranno costantemente il falso al fine di giustificare la loro costante omissione nell’applicazione di qualsiasi procedura prevista dalla normativa vigente, atta al recupero coattivo di opere esportate illecitamente dal territorio italiano.
FALSE DICHIARAZIONI DELLA SOPRINTENDENZA E DEI CARABINIERI DEL NUCLEO DI FIRENZE
Come ho già precedentemente anticipato, La tesi ufficiale sottoscritta costantemente da tutti i funzionari della Soprintendenza Archivistica per la Toscana ed anche dai Carabinieri di Tutela Patrimonio Culturale Nucleo di Firenze circa il mancato recupero, sarà che non era stato loro possibile avviare le procedure di rogatoria internazionale contro l’Università di Yale in quanto: “tutti i tentativi fatti per riportare le 3 unità documentarie Vasari, oggi negli USA, in Italia, si sono scontrati con l’assenza, accertata dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio – Nucleo di Firenze, di qualsiasi denuncia di furto concernente l’Archivio Spinelli”.
Conseguentemente al mancato recupero delle tre unità documentarie per “assenza di qualsiasi denuncia”, l’originaria Notifica di Notevole Interesse Storico, apposta nel 1917 su tutte le 34 Filze dell’Archivio Vasari, sarà dal 2008 in poi, abilmente “ritagliata e riadattata” dai funzionari della Soprintendenza Archivistica per la Toscana, solamente su 31 Filze documentarie (link al documento), quelle conservate ad Arezzo, al fine di autorizzarne poi, nel corso di premeditate Procedure Esecutive, la parziale vendita all’asta, senza nemmeno più incorrere quindi, nel famigerato reato di smembramento.
LETTERA DI DIFFIDA AL MINISTRO ONOREVOLE DARIO FRANCESCHINI
A fronte delle numerose ed inaspettate evidenze oggettive contenute nel fascicolo delle indagini, a totale smentita delle false dichiarazioni sostenute da tutti i Soprintendenti (Paola Benigni, Antonio Dentoni Litta e Diana Marta Toccafondi) circa il mancato recupero della refurtiva, in data 14 marzo 2017 abbiamo inviato lettera ufficiale di diffida indirizzata personalmente alla attenzione del Ministro per i Beni Culturali, Onorevole Dario Franceschini. (link al documento)
DENUNCIA DEL MINISTERO CONTRO L’UNIVERSITA’ DI YALE PER ILLECITA ESPORTAZIONE
Alla nostra lettera di diffida avrà seguito, in data 5 giugno 2017, a firma del Direttore Generale degli Archivi dottor Gino Famiglietti, un esposto da lui stesso redatto e depositato presso la Procura della Repubblica di Roma, contro l’Università di Yale, per i reati di illecita esportazione ed illecita alienazione (link al documento).
Ancora oggi purtroppo, a distanza di ormai 2 anni dal deposito, tale esposto contro l’Università di Yale sembra non aver prodotto alcun risultato concreto; forse è già stato accantonato, visto che lo stesso Direttore Generale degli Archivi dottor Gino Famiglietti, un mese dopo aver depositato la propria denuncia contro l’Università di Yale, notificherà alla mia famiglia, in data 6 luglio 2017, l’avvio di un Procedimento di Esproprio per Pubblica Utilità sull’Archivio Vasari.
E’ bene precisare ed evidenziare per dovere di cronaca infine, che l’indagine già condotta da Nucleo dei Carabinieri di Firenze e dalla Procura della Repubblica di Firenze nel 1994 – 1995, nonostante si fosse conclusa con il verbale del Nucleo dei Carabinieri di Firenze “di vagliare l’opportunità di emettere commissione rogatoria internazionale e procedere col sequestro del materiale”, sarà poi misteriosamente accantonata e definitivamente archiviata nel 2005.
PROCEDIMENTO DI ESPROPRIO PER PUBBLICA UTILIA’ DELL’ARCHIVIO VASARI (31 FILZE)
Orbene, l’ultimo atto ed attacco sferrato ai danni della mia famiglia nel corso di questa infernale vicenda che dura ormai da più di trent’anni, durante i quali abbiamo dovuto costantemente difenderci da furti, violazioni e reati di vario genere, verrà avviato in data 6 luglio 2017, dalla Direzione Generale degli Archivi presso il Ministero dei Beni Culturali e firmato dell’ex Direttore Generale dott. Gino Famiglietti, sotto forma di un Procedimento di Esproprio per Pubblica Utilità, inerente come sempre, solo 31 Filze dell’Archivio Vasari e mosso nei miei confronti e della mia famiglia, con l’accusa di aver costantemente impedito negli anni la valorizzazione, la consultazione e la diffusione di tale patrimonio culturale a favore di tutta la collettività.
Il procedimento avviato dal dottor Gino Famiglietti cita testualmente le seguenti motivazioni:
- La proprietà privata dell’Archivio Vasari non ne ha consentito e non ne consente, allo stato, una libera, piena e agevole fruizione pubblica.
- Dal 1990 ad oggi, infatti, la tutela delle Carte Vasari in Arezzo (di proprietà prima di Giovanni Festari ed ora dei figli Francesco, Leonardo, Antonio e Tommaso, suoi eredi e destinatari della presente comunicazione) dichiarate, come detto poc’anzi, di notevole interesse storico e, dal 1994, destinate pertinenzialmente alla Casa Museo Vasari di Arezzo, è stata estremamente impegnativa a causa delle difficoltà frapposte dalla parte proprietaria che, di fatto, non ha mai accettato che lo Stato esercitasse le funzioni e disciplinasse le attività volte a garantire la protezione , la conservazione e la valorizzazione di quel patrimonio documentario, al fine di assicurarne la pubblica fruizione.
- L’Archivio Vasari, su istanza dei creditori dei proprietari, è stato di recente sottoposto a diversi pignoramenti (nel 2004, nel 2010 e nel 2014) che ne hanno ulteriormente resa difficile la pubblica fruizione, distraendolo dalla sua funzione di bene culturale, destinato al godimento pubblico.
Non voglio entrare nel merito di tali calunnie che la cronistoria oggettiva e documentata dei fatti dimostra essere totalmente false ed infondate, in linea solo con la strategia fin qui adottata da vari funzionari della Pubblica Amministrazione, esclusivamente per sottrarre l’Archivio Vasari, ad ogni costo, con ogni mezzo, senza rispettare quanto già sancito nelle sentenze giuridiche, senza riconoscerne il reale valore, e nemmeno infine, senza rispettare il Codice dei Beni Culturali, che vieta tassativamente il reato di smembramento, commesso per l’ennesima volta anche in sede dell’attuale procedimento di Esproprio, poiché avviato ai danni di sole 31 Filze Archivio Vasari.
Preferisco per prima cosa rimanere incentrato su tale provvedimento, analizzando le peculiari particolarità che lo caratterizzano spiccatamente.
Il Provvedimento di Esproprio in questione, verrà avviato dal dottor Gino Famiglietti in data 6 luglio 2017, precisamente trenta giorni dopo aver depositato la propria Denuncia contro l’Università di Yale (7 giugno 2017) a seguito della nostra lettera di Diffida inviata al Ministro Onorevole Dario Franceschini e contemporaneamente, due giorni dopo che venisse da noi “bloccata”, in data 4 luglio 2017, la procedura esecutiva già avviata nel 2014 e gravante come una spada di Damocle sull’Archivio Vasari.
In buona sostanza, nel momento in cui svanirà definitivamente, per la terza volta, la possibilità di sottrarre alla mia famiglia l’Archivio Vasari all’asta, la Direzione Generale degli Archivi, adotterà nei nostri confronti, in linea con quanto già fatto, dal 2005 in poi dalla Soprintendenza Archivistica per la Toscana, un nuova strategia: l’Esproprio per Pubblica Utilità.
PROCEDURA DI ARBITRATO PER LA DETERMINAZIONE DELL’INDENNITA’ DEFINITIVA DI ESPROPRIO
In ottemperanza all’iter giuridico conseguente il Decreto definitivo di Esproprio notificatoci in data 11 aprile 2018, io e i miei fratelli avevamo anche optato affinché l’indennità definitiva di Esproprio, ovvero il valore economico che lo Stato italiano dovrà corrisponderci in cambio del bene che ci è stato forzatamente sottratto, fosse stabilita da una terna arbitrale di periti, durante il corso di una procedura giuridica di arbitrato prevista dalla normativa vigente per casi come questo e, sulla base di perizie prodotte ed asseverate dai tecnici nominati dalle parti in causa (parte espropriante e parte espropriata), più un terzo perito, Super Partes, nominato dal Tribunale di competenza del procedimento.
Nel nostro caso specifico, il Tribunale competente per l’arbitrato e per la nomina del perito Super Partes è il Tribunale di Arezzo.
Dal luglio del 2018, il Presidente del Tribunale di Arezzo, la dottoressa Clelia Galantino, ha designato il Giudice dottor Antonio Picardi affinché si occupasse della nomina di tale perito Super Partes.
Il primo tecnico Super Partes ad essere proposto dal Giudice Antonio Picardi, in data 9 luglio 2018, fu Monsignor Sergio Pagano, Prefetto dell’Archivio Segreto del Vaticano, figura di elevatissima caratura professionale ed indiscussa imparzialità, di certo ferrato ed esperto per poter identificare il reale valore dei manoscritti Vasariani e delle 17 lettere autografe di Michelangelo Buonarroti in esso contenute.
Purtroppo, a distanza di pochi giorni dalla sua nomina, Monsignor Sergio Pagano comunicò la propria rinuncia all’incarico in quanto già oberato da impegni pregressi.
Al suo posto fu nominato, in data 18 luglio 2018, sempre dal Giudice Antonio Picardi, il Professor Antonio Paolucci.
Antonio Paolucci è probabilmente in assoluto, la figura professionale meno indicata per ricoprire un ruolo di perito Super Partes in questa delicata procedura arbitrale dove, la parte espropriante è proprio il Ministero dei Beni Culturali: dal 1969 al 2006 (per 37 anni) il Paolucci ha ricoperto infatti incarichi presso tale Ministero in veste di Soprintendente, Direttore Regionale nonché Ministro per i Beni Culturali.
In seguito alla nostra ovvia istanza di ricusazione, motivata dalla palese incompatibilità del Professor Antonio Paolucci con il ruolo di perito Super Partes, il Giudice Antonio Picardi prontamente propose un nuovo nominativo, anch’esso palesemente in conflitto di interesse con la parte espropriante: il Professor Claudio Strinati.
Per chi non lo conoscesse è sufficiente digitare il suo nome sul portale Google e leggere le prime tre righe che compaiono nella pagina dei risultati: “Claudio Strinati (Roma, 17 settembre 1948) è uno storico dell’arte e dirigente pubblico italiano, soprintendente per il Polo museale romano dal 1991 al 2009”.
Anche il professor Claudio Strinati è stato dai nostri legali ricusato per la palese inadeguatezza nel ricoprire tale ruolo, lo ripeto di Super Partes, a garanzia della piena e totale imparzialità nell’esprimere il proprio giudizio valutativo.
Tengo a precisare inoltre, che a seguito della loro nomina, nonostante questa avvenisse in palese conflitto di interessi, entrambe i signori Antonio Paolucci e Claudio Strinati accettavano prontamente l’incarico, per poi, solo a seguito delle nostre istanze di ricusazione, “spontaneamente” rimetterlo nelle mani del Giudice Antonio Picardi.
L’ultimo perito in ordine cronologico che ad oggi è stato nominato dal Giudice Antonio Picardi, nel corso di questa vicenda, è il famoso critico d’arte, nonché personaggio televisivo, Professor Philippe Daverio.
In data 24 gennaio 2019, ancor prima che la Procedura di Arbitrato fosse iniziata in quanto nessun perito aveva ancora convocato le parti per l’avvio del contraddittorio, la Direzione Generale degli Archivi (parte espropriante) comunicava ufficialmente che la Procedura di Arbitrato era scaduta per decorso dei termini e che l’unica valutazione loro pervenuta, era quella del proprio perito: il professor Francesco Caglioti.
Tale comunicazione sarà inviata a tutte le parti in causa, tecnici, periti e Giudici del Tribunale di Arezzo compresi, per ben due volte, dal nuovo Direttore Generale degli Archivi dottoressa Anna Maria Buzzi e dalla Soprintendente Archivistica per la Toscana ad interim dottoressa Micaela Procaccia.
Orbene, in data 29 gennaio 2019, il Professor Philippe Daverio convocava ufficialmente la prima riunione dell’arbitrato; riunione prevista per la data del 5 febbraio 2019 alle ore 13.00, presso i locali di Casa Museo Vasari in Arezzo, al fine di permettere l’avvio della valutazione del bene espropriato, consentendo il contraddittorio delle parti così come previsto dal Testo Unico degli Espropri.
Incredibilmente, in data 5 febbraio 2019 alle ore 13.00, l’unico perito a presentarsi di fronte al portone (chiuso) di Casa Museo Vasari, sarà il tecnico da noi incaricato, il Professor Renato Saggiori, uno fra i professionisti, periti e tecnici in tema di manoscritti ed archivi documentali, più qualificati ed apprezzati al mondo, giunto appositamente da Ginevra la sera prima, per analizzare dal vivo le preziose Carte Vasari.
Del professor Francesco Caglioti (perito della parte espropriante) nessuna notizia, e nemmeno del professor Philippe Daverio (perito Super Partes nominato dal Tribunale di Arezzo).
E’ quindi in funzione di quanto nello specifico recentemente accaduto, in aggiunta ad una già lunga serie di gravissimi soprusi subiti dalla mia famiglia nel corso di oltre trent’anni, che oggi sono necessariamente costretto, mio malgrado, a coinvolgerLa di persona, Illustrissimo Signor Presidente, in veste di Capo dello Stato Italiano nonché Garante della Carta Costituzionale del nostro Paese.
IL VALORE ECONOMICO DELL’ARCHIVIO VASARI
Mi permetta ancora, Illustrissimo Presidente dottor Sergio Mattarella, di fare un’ultima riflessione, questa volta inerente il valore dell’Archivio Vasari, argomento assai particolare su cui tanto si è disquisito.
L’unica cosa che ritengo corretto fare anche in questa circostanza, è riportare esempi basati su documenti veri, tangibili, oggettivi.
Nell’anno 2009, fu stipulato da parte di mio padre, con la Società Ross Engineering di Mosca un contratto di compravendita dell’Archivio Vasari per la cifra di 150 milioni di euro.
Tale compravendita fu impostata sulla base della normativa vigente, seguendo quanto previsto dal Codice dei Beni Culturali che contempla anche l’Alienazione di opere d’arte sottoposte a Dichiarazione di Notevole Interesse Storico.
Nonostante tutte le procedure di alienazione fossero state regolarmente rispettate ed espletate sulla base di tale normativa, a distanza di 2 giorni dalla scadenza del termine del diritto di prelazione a favore dello Stato italiano, la vendita fu bloccata da un sequestro penale operato dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico, motivato dall’ipotesi che la firma di nostro padre apposta sul contratto di compravendita, fosse stata falsificata “la C.T. grafologica ha accertato la falsità della sottoscrizione – Giovanni Festari – in calce alla proposta di vendita dell’Archivio”.
A distanza di sei mesi dal sequestro penale, tutta l’inchiesta fu archiviata e purtroppo, con essa, anche la compravendita. L’acquirente, di fronte a tali gravi ed immotivate interferenze, preferì non investire più in Italia.
Non voglio nemmeno in questa occasione abbassarmi nel difendermi o nel commentare cifre e aneddoti per i quali nessun membro della mia famiglia è mai stato mai interrogato, né indagato.
Al fine di autorizzare la mostra da noi organizzata a Milano durante l’evento Milano Expo 2015, la dottoressa Ilaria Benincasa, Giudice del Tribunale di Arezzo sezione Esecuzioni Mobiliari, prescriveva espressamente che fosse da noi e a nostre spese stipulata in tutela dei documenti esposti (un terzo dei documenti contenuti nell’Archivio Vasari), Polizza con primaria Compagnia Assicurativa, per un importo non inferiore a 90 milioni di euro (link al documento).
Un anno dopo, in occasione della Mostra di Firenze a Palazzo Medici Riccardi, un altro Giudice del Tribunale di Arezzo sezione Esecuzioni Mobiliari, il dottor Carlo Breggia, prescriveva le stesse misure già adottate dalla dottoressa Ilaria Benincasa ovvero, che fosse da noi e a nostre spese stipulata in tutela dei documenti esposti (un terzo dei documenti contenuti nell’Archivio Vasari), Polizza con primarie Compagnie Assicurative, sempre per un importo non inferiore a 90 milioni di euro (link al documento).
A fronte di tali prescrizioni, senza il rispetto delle quali non avremmo mai potuto realizzare ed attuare il nostro progetto di Mostre ed Esposizioni, stipulammo nel 2016, in occasione dell’evento di Firenze, Polizza Assicurativa per un importo di 90 milioni di euro, con stima accettata ed asseverata da un Pool di Primarie Compagnie Assicurative: Lloyd of London, Italiana Assicurazioni e Reale Mutua Assicurazioni (link al documento).
Sarà paradossale, ma in funzione di tale Polizza Assicurativa, che avrebbe liquidato 90 milioni di euro qualora i documenti esposti fossero stati distrutti, posso affermare con amarezza e sarcasmo, che anche le ceneri di un terzo dell’Archivio Vasari, sarebbero state valutate più di cento volte, rispetto al valore complessivo dell’Archivio Vasari certificato in numerose stime di parte ad opera di periti compiacenti e funzionari appartenenti al Ministero dei Beni Culturali e alla Soprintendenza Archivistica per la Toscana, come avvenuto durante il corso di tre procedure esecutive illegali ed infine anche nell’attuale ed altrettanto illegale Procedimento di Esproprio.
Chiudo definitivamente questo argomento riportando alcune righe estrapolate dal parere pro veritate redatto dal professor Antonio Baldassarre, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, inerente proprio la valutazione dell’Archivio Vasari: “un importo eccessivamente inferiore rispetto all’importo che è stato prescritto di assicurare dai Giudici del Tribunale di Arezzo in occasione della Mostra di Firenze, da un punto di vista giuridico è Anticostituzionale”.
CONSIDERAZIONI PERSONALI
Signor Presidente, sinceramente non so se con questa lettera sono riuscito a spiegarmi correttamente così come avrei voluto, al fine di giustificare e descrivere a Lei il mio profondo sconcerto e disagio per tutte le ingiustizie e situazioni che ho puntualmente e meticolosamente descritto e che finora ho dovuto sopportare in prima persona, sulla mia pelle, assieme a tutti i miei familiari.
Per più di trent’anni sono stato costretto a sostenere un’estenuante battaglia contro funzionari e burocrati della Pubblica Amministrazione, i quali, invece di tutelare e valorizzare il Patrimonio storico e artistico nazionale, hanno invece tutelato interessi di non si sa quale genere.
In qualunque paese al mondo, una famiglia come la mia, proprietaria in soluzione di continuità da oltre 330 anni, di un Patrimonio come l’Archivio Vasari, sono certo, avrebbe sicuramente avuto modo di esprimersi in tutt’altra maniera e di contribuire al bene e alla crescita di tale paese.
CONCLUSIONI FINALI
Qualora queste mie considerazioni personali, nonché esplicite denunce, fossero da Lei Signor Presidente condivise e recepite, sarei estremamente grato se, finalmente, venisse fatta piena luce e chiarezza su tutta questa incredibile vicenda.
Inoltre, chiederei anche che venisse con urgenza istituita una apposita Commissione Parlamentare di Inchiesta, atta a verificare e valutare nel dettaglio, tutte le questioni, già precedentemente da me descritte, ed ora, di seguito in sintesi riepilogate:
- L’operato della Direzione Generale degli Archivi e della Soprintendenza Archivistica per la Toscana in merito all’attuale Procedura di Esproprio.
- L’operato del Tribunale di Arezzo, della Direzione Generale degli Archivi e della Soprintendenza Archivistica per la Toscana in merito all’attuale Procedura di Arbitrato conseguente l’Esproprio.
- L’operato dell’ex Soprintendente Archivistica per la Toscana dottoressa Diana Marta Toccafondi, dell’ex Sovrintendente Archivistica per la Toscana dottoressa Paola Benigni e dell’ex Direttore Generale degli Archivi dottor Gino Famiglietti, in virtù del nuovo Decreto Legge Anticorruzione, per tutte le situazioni più volte denunciate alle Autorità competenti presso il Tribunale di Arezzo, in relazione con i reati di: OMISSIONE DI ATTI DI UFFICIO, ABUSO DI ATTI DI UFFICIO, FALSA TESTIMONIANZA, SMEMBRAMENTO, FAVOREGGIAMENTO, TURBATIVA e DIFFAMAZIONE, commessi costantemente contro di me e contro la mia famiglia da tali funzionari di cui sopra, in piena ed attuale sussistenza e connivenza con il reato di ILLECITA ALIENAZIONE ed ILLECITA ESPORTAZIONE commesso dall’Università di Yale.
- Infine, una volta per tutte, richiedere l’immediato sequestro degli Archivi Rasponi Spinelli e delle 3 Filze dell’Archivio Vasari detenute illegalmente dall’Università di Yale.
RingraziandoLa infinitamente per la Sua cortese attenzione, confermo fin d’ora la mia totale disponibilità a documentare, confermare e dettagliare quanto in sintesi nella presente già enunciato, presso qualsiasi sede in cui sia ritenuta necessaria la mia presenza; in quell’occasione avrò ulteriore modo di approfondire oggettivamente e minuziosamente, i tanti aspetti ed aneddoti che per dovere di sintesi, ho dovuto in questa già lunga missiva, necessariamente tralasciare.
Distinti saluti.
Tommaso Festari
La presente lettera aperta al Presidente della Repubblica Italiana Dottor Sergio Mattarella è stata anche inoltrata per conoscenza tramite posta pec certificata ai seguenti destinatari:
Illustrissimo Ministro dei Beni Culturali
Onorevole Alberto Bonisoli
mbac-udcm@mailcert.beniculturali.it
Via del Collegio Romano, 27
00186 ROMA
Illustrissimo Ministro di Grazia e Giustizia
Onorevole Alfonso Bonafede
gabinetto.ministro@giustiziacert.it
Via Arenula, 70
00186 ROMA
Illustrissimo Ministro degli Affari Esteri
Onorevole Enzo Moavero Milanesi
ministero.affariesteri@cert.esteri.it
Piazzale della Farnesina, 1
00135 ROMA
Spettabile Autorità Nazionale Anticorruzione
protocollo@pec.anticorruzione.it
Via Minghetti, 10
00187 ROMA
Spettabile Direzione Investigativa Antimafia
dia.gabinetto.rm@pecps.interno.it
Via Torre di Mezzavia, 9/121
00173 ROMA
Spettabile Federal Bureau of Investigation
Ufficio D’oltremare presso Ambasciata Americana
rosatoef@state.gov
Via Vittorio Veneto, 121
00187 ROMA
Uffici e Funzioni interne al Ministero dei Beni Culturali
mbac-sg@mailcert.beniculturali.it
mbac-udcm.ufficiolegislativo@mailcert.beniculturali.it
mbac-udcm.ufficiostampa@mailcert.beniculturali.it
mbac-oiv@mailcert.beniculturali.it
Uffici e Funzioni interne al Ministero di Grazia e Giustizia
capo.gabinetto@giustiziacert.it
capo.ispettorato@giustiziacert.it
segreteriacapo.ispettorato@giustiziacert.it
dirigente.ispettorato@giustiziacert.it
interrogazioni.gabinetto@giustiziacert.it
ispezioni.ispettorato@giustiziacert.it
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