In data 10 marzo 2000, la Corte di Appello di Firenze, sancirà il diritto di proprietà dell’Archivio Vasari a Giovanni Festari e condannerà l’appellato Comune di Arezzo alla restituzione dell’Archivio Vasari per “incuria nella conservazione del Bene“, in ottemperanza della clausola presente sul Contratto di Deposito del 1921, nonché al risarcimento del danno economico in separata sede per i vari documenti mancanti rispetto all’inventario del 1994.
Anche il Ministero dei Beni Culturali, subentrato nella Tutela dell’Archivio Vasari, sarà ritenuto responsabile per l’incuria nella conservazione dei documenti.
Dalla sentenza pronunciata dalla Corte di Appello di Firenze contro il Comune di Arezzo, emerge anche la netta responsabilità della Soprintendenza ai Beni Architettonici e della Soprintendenza Archivistica per la Toscana.
Nel testo del Vincolo Pertinenziale apposto sull’Archivio Vasari nel 1994 dalla Soprintendente Paola Benigni, la Soprintendente stessa dichiara che le Carte Vasari sono “detenute di fatto dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici e sotto la vigilanza, in quanto beni archivistici non statali, della Sovrintendenza Archivistica“.
Paradossalmente, la responsabilità nell’incuria e cattiva conservazione delle Preziose Carte da parte della Soprintendenza, nonostante la condanna della Corte di Appello di Firenze e nonostante le insistenti ed infruttuose richieste della famiglia proprietaria, si protrarrà per anni, così come si evince dal documento datato 14 aprile 2008, nel quale, il Soprintendente Antonio Dentoni Litta, in una comunicazione interna, chiede espressamente che l’Archivio Vasari sia spostato in nuovi locali.